mercoledì 1 ottobre 2008
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Appoggio i pennelli.
Mi siedo sulla scala sporca di gesso e mi metto in ascolto. Dietro quelle parole. Un mondo, una musica che mi investe a raffiche di ricordi.
Ritornelli in questa vita.
Così mi vedo in quella sala, la brezza del mare, il suo respiro lento ed ondoso e dentro gli occhi... il mio sale.
Un proiettore e queste parole, ancora queste parole a sfiorarmi le guance e a trovare il mio sorriso un pò indeciso. In bilico sui pensieri, anche quella sera, altrove, in quell'abbraccio.
Come ti parlano certi momenti, come ti batte dentro quell'incoscienza che ruba un'emozione agli occhi. Che fugge chissà dove, dentro di te, a mani ferme sopra i tasti di un piano.
Una fotografia, su quel piano.
E così mi persi, in quell'istante esatto che mi ritrovai.
E quelle parole scorrevano veloci fino ad attraversare anche me, facendomi afferrare il senso di tutto, lasciando cadere le mie paure, come chiodi sul pavimento. Perchè è tutto da assaporare, vivere nelle pieghe dei contrasti, da sentire, come corde che vibrano sotto le dita... da osservare nel canto silenzioso della natura, in quel nulla povero che ti restituisce la grandezza di un niente sul confine del tutto... come da un carro di fieno sulla strada verso un tramonto d'inverno. Un salto tra due quadri, due stagioni diverse che si accostano in controluce.
Chiudo il barattolo, macchie sui palmi. Di grigio antracite, quelle parole.
Una strofa. Quella dei puntini sulle "i".
Ma fa ancora bellezza dentro, così penso perchè no.
Un video.
Perchè, oltre me, sia un pò parte di chi passa e va.



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