venerdì 31 marzo 2006
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l'aria passa attraverso il finestrino, da fastidio allora ti chiedo se puoi chiuderlo
e la musica forte rimbalza nelle mie orecchie a vicolo cieco
quante volte in quel punto mi sono ritrovata a guardare il cielo, sovraimpressionarci un viso, a farmi parlare le note
allora si ...che mi entravano e mi sussurravano qualcosa, quelle parole
e ho visto nelle nuvole i tuoi occhi, già ti parlavo, ti raccontavo la magia di uno sguardo
quello sguardo che mi scrutava così invadente una sera d'estate
e io mi intimidivo e con fare distratto voltavo gli occhi passandomi una mano fra i capelli
a scherzare con qualcuno a fianco e so che i miei sorrisi ti illuminavano senza sonoro
ma girava una musica eh si
e inseguivo la luna giocando a puntare il dito alle stelle con la voce di papà
e i suoi discorsi allora così difficili, le mie gambe che restavano in alto ancora troppo corte per poterle posizionare come ora
e ho visto campi, tuoni e lampi elettrici, ho sentito caldo tanto di quel caldo in coda per arrivare là dove si ammira il sole nascere sull'acqua
là dove mi ritiravo da sola in un diario a respirare più forte e ad amare a vuoto
basta poco così poco per tutto e a poco a poco il tempo trascorre
quando più ti sembra mai, ti volti che è passato in fretta
il fiume arriva al mare e la felicità trabocca
è anche banale
ma
ora sono io che chiudo il finestrino a fermare la corrente
ora sono io
al posto di guida
a pilotare le strade della mia vita...






-ho visto nuvole portarti via... ho visto la vita con gli occhi passare di qua...-
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giovedì 30 marzo 2006
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molte situazioni sfuggono di mano, c'è in questa vita qualcosa che conta e come un libro ti ritrovi a poter solo leggere
e le onde sbattono con vigore un urlo a schiantarlo su di uno scoglio e ti ritrovi in ginocchio
ad osservare
sempre osservare
e nella notte il buio che non ti fa vedere ad un passo e brancoli stringendo delle certezze per poterne cogliere tutta la forza... e il bicchiere di vetro è sul bordo del tavolo
lo guardi
a volte non lo sposti preso come sei dal fragore della vita
lo urti
e lo schianto
ti apre gli occhi
raccogli i cocci nel silenzio... è un attimo estasiante, un attimo di riflessione
e senti che stai raccogliendo le emozioni ad una ad una
e senti che parlano
che urlano

spaccherei mille piatti per poter avere questo senso sempre vivo

ma è il rumore del mattino che non ci smuove dalla folla
camminiamo trascinati dai passi degli altri
a respirare la nostra unica essenza di vita

tatto
serve tatto
e serve sapere amare
sapere amare forte in ogni istante
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giovedì 16 marzo 2006
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I vampiri della telefonia



Che la telefonia, fissa o mobile, diventerà gratuita l’ho già detto. E anche che i prezzi delle compagnie telefoniche sono in realtà di cartello. E che la nostra Authority per le telecomunicazioni dovrebbe darsi una mossa. E che i prezzi praticati in Italia sono tra i più alti d’Europa. E che il costo delle ricariche telefoniche (CINQUE EURO!) dovrebbe essere azzerato.


Tutte cose che sapete già e che vi fanno inc..zare ogni volta che ricevete una bolletta telefonica o vedete la pubblicità (pagata da voi) di meganegaledesicaadriana.




Lo scorso anno dissi che si poteva telefonare con pochi centesimi all’estero, dall’Australia all’Argentina, con Skype, un programma Voip installabile sul vostro pc.



Oggi esiste VoipStunt un’alternativa ancora più conveniente, nel senso che, dopo aver pagato 10 euro e le tasse, si può telefonare per tre mesi senza limiti nella maggior parte dei Paesi nel mondo ed anche in Italia.
3,33 euro al mese per telefonare 24 ore al giorno tutti i giorni per tre mesi sulle linee fisse.



Telefonare costa sempre meno, tra un po’ non costerà più nulla.
E’ così, è dimostrato.
Ma se è così, perché dobbiamo pagare il canone e cifre mostruose agli operatori telefonici, tra cui il tronchetto?
E perché di questo enorme risparmio per gli italiani non viene data notizia in prima serata, in prima pagina?
Risparmiate e fateli fuori!


(dal Blog di Beppe Grillo)


amo quest'uomo...
del resto è quello che ho sempre pensato... già in America funziona così da un bel pò di anni.
Finirà che non si pagherà più il telefono, ma la tv sì. Si dovrà pagare per vedere un film, anche se ora come ora il digitale terrestre è un flop incredibile.
Non ti possono vendere un aggeggio che ti obbliga al totale rinnovamento delle antenne o addirittura senza copertura.
Intanto siamo invasati da chiamate da operatori di varia natura (libero, tele2, fastweb...) che ci abbindolano con belle, inutili, invane parole ad abbonarci ai loro "convenienti pacchetti"
già già
e poi si trsformano in personale totalmente incompetente nel caso di richiesta di informazioni o aiuto nelle varie installazioni.
Povera Italia

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mercoledì 15 marzo 2006
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Nella nostra società molti ragazzi non possono più contare sui racconti degli anziani: il j'accuse dello psicologo Fulvio Scaparro

IL BUCO NELLA MEMORIA

«La scuola dovrebbe essere il luogo che lega presente e passato, cronaca e storia»

Di Fulvio Scaparro

Il distacco tra vecchi e giovani comporta anche un vero e proprio buco di memoria. Molti ragazzi non possono più contare sui racconti e sulle esperienze degli anziani, testimoni di un'epoca non lontana in cui molto di ciò che oggi appare assodato e scontato era invece oggetto di dura lotta, in cui bambini e ragazzi non erano in sostanza molto diversi da quelli di oggi ma vivevano in uno scenario profondamente diverso e in condizioni materiali e morali di gran lunga differenti. La scuola dovrebbe essere il luogo nel quale questo ponte tra presente e passato, tra cronaca e storia, potrebbe essere percorso da insegnanti e allievi. Ma spesso le istituzioni educative si sottraggono a questo compito e lo studente, tornato a casa, non trova quasi mai un nonno o una nonna che possa trasmettere l'esperienza delle generazioni passate né possono troppo contare su adulti che abbiano tempo, sensibilità e voglia di affrontare queste questioni. (...) Dobbiamo tornare a colmare questo vuoto, se vogliamo avere un futuro come individui e come collettività. Dobbiamo tornare a ridare senso e dignità a tutte le età della nostra vita, dall'infanzia alla vecchiaia. L'identità ci viene da una storia. In mancanza di una storia troveremo qualche fragile identità di accatto, ci legheremo al carro delle identità altrui. La "generazione di mezzo" è il problema. I bambini e i ragazzi entreranno a farne parte, gli anziani l'hanno lasciata, ma tutti noi ci siamo sentiti dire che questa è l'età della vita in cui si vedrà ciò che veramente siamo e quanto valiamo.(...) La presenza degli anziani accanto a noi assicura un fertile scambio di risorse tra generazioni diverse. Uno scambio di buone esperienze e dunque di buoni ricordi. Da una parte una comunità che non dimentica i suoi membri più vecchi e dimostra che il rispetto è dovuto a ogni essere umano ben oltre il superamento dell'età lavorativa. Il rispetto non ha una data di scadenza e non è nemmeno una questione di forma. Ogni essere umano deve essere messo in condizione di vivere fino all'ultimo un'esistenza che abbia per lui un senso. La semplice sopravvivenza non basta. Dall'altra parte, l'anziano che non si sente "tollerato" ma che continua a far parte di una rete di relazioni in un ambiente che conosce e nel quale è vissuto per tanti anni, darà il meglio di sé, poco o tanto che sia, reagirà meglio alle infermità dell'età, metterà a disposizione della comunità non solo la propria memoria ma anche i propri sogni e i propri progetti. Già, perché tra i tanti pregiudizi che affliggono la vecchiaia c'è anche quello che ad una certa età si vivrebbe con la testa rivolta all'indietro, prigionieri dei ricordi e della nostalgia. Le cose non stanno così. E' vero che più si diventa vecchi più aumentano i distacchi, le assenze, le perdite di persone e ambienti e che tutto questo può incentivare una visione malinconica della vita, ma è anche vero che la voglia di vivere non viene meno quando ci si sente accettati, accolti, parte di una collettività. Un insegnamento prezioso per i più giovani che imparano attraverso l'esempio che la vita è degna di essere vissuta dal primo all'ultimo secondo."




leggevo questo articolo...
mi è sembrato interessante ma sopratutto mi ha messo in moto un meccanismo interiore, una sorta di filo parallelo del pensiero
Pensavo che forse il vero buco nella memoria stia nel fatto che, parlo della mia generazione e quella precedente (ho 26 anni, mia madre 55...), queste due fasce d'età hanno forse visto poco... rispetto alla precedente
Non che voglia generalizzare
mio nonno ha vissuto la seconda guerra mondiale e io l'ho studiata sui libri... ricordo che fu prorpio la mia maestra, compitino a casa, intervista ai nonni sulla guerra... a farmene parlare con lui in modo diretto per la prima volta
troppo piccola per cogliere le emozioni e farle brillare sulla mia pelle
E ora... troppe poche domande e qualche racconto sperduto quà e là...
ma io... io che avrò da raccontare? a quelli che saranno i miei figli?
cosa potrò trasmettere se questo dialogo ahimè è stato poco... parlo di interventi socio-storico-strutturali
parlo di eventi mondiali di rilevante importanza
parlo della mia realtà ovviamente
mi è capitato di pensarci a come devono aver vissuto, a quanto abbiano anche sofferto in quei momenti... e mi sembra tutto così lontano ed incredibile
e la guerra l'ho solo vista nei film o in tv
sono le paure subite ad esser più incisive, ad insegnarti il valore della vita
non la commozione di un attimo percepita dagli occhi di un bambino con in mano il fucile
e ora... c'è qualcuno che stringe un'arma in mano, qualcuno che piange e dispera, qualche uomo lontano dalla famiglia, donne a sperare
ancora come allora
in realtà diverse e lontane dalla nostra...

i nonni... sono la virtù, sono la nostra risorsa incontenibile di saggezza
amo i miei
amo quegli occhi vissuti di un vecchio, la schiena ricurva sui ricordi e quella sana vitalità, quel loro saper ancora vivere senza aspettarsi niente, quel loro mondo passato ancora puro e da coltivare... che ora non c'è più
facciamone tesoro




l'amore di un soldato

lividi negli occhi, povero soldato
con la polvere sulle mani, senza terra
cerchi un pò di fratellanza nel tuo passato
sei da solo anche con chi combatte la tua guerra
nulla puoi fare se non che distruggere
eppure al di là del fronte non ce l'hanno con te
quante famiglie come la tua che vedi ardere
sotto la tua arma che decide la loro sorte
non è ciò che vuoi ma è legge da rispettare
allora spari, ammazzi, mettendo da parte il cuore
ma quando è sera ricominci a pregare
che tutto finisca, che scompaia questo orrore
una lacrima sul foglio delle tue memorie
per quel bimbo che vorresti aiutare a crescere
la musica di lei contro il rimbombo delle sparatorie
il ricordo riscalda l'infelicità di questo vivere
spegni il lume e il buio ti accarezza senza più farti paura
non sei chi eri, quanto di te è cambiato
il timore del ritorno, se ci sarà, dopo questa avventura
di non ritrovare tutto come l'avevi lasciato
quanti pensieri, anche inutili, confondono la tua mente
forse è meglio annientarli e cercare di sopravvivere
ma la distrazione si paga, è troppo tardi, un urlo struggente
spegne la tua luce, la musica, le lacrime e le tue preghiere

-avril-



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lunedì 13 marzo 2006
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ieri sera guardavo w l'italia...
che tristezza
ho avvertito quel disagio imbarazzante, quell'invocazione forte di aiuto traspirare dagli occhi di gente disperata
gente che pur lavorando è indebitata e viene sfrattata
vedere la vita uscire da una finestra calare a terra e trasportata in un camion
i propri mobili buttati su un nudo e freddo camion
scocciati
vuoti
il materasso piegato
la rete
e le bimbe piangevano
i ragazzi urlavano
il padre che minacciava di buttarsi dalla finestra
a gridare ad un volto freddo ed impassibile di uno sbirro che quella era casa sua
che lì ci viveva la nonna, la zia, la madre
e la moglie malata di cuore
e tutto il palazzo che stava a guardare dalla finestra quello spettacolo straziante...
tutti impassibili tutti impotenti

e quell'assurdo mestiere che serve ma non c'è... il mestiere che ti insegna a bastonare, a reprimere a ghiacciare il cuore e il sentimento mentre barrichi una porta... ad usare un manganello anche se a volte non serve
quel mestiere che capita essere anche preso d'abuso, che esce dalla sfera di interesse ad evadere in quel gusto un pò amaro di potere assoluto

e chi sta in alto che deve solo eseguire un ordine che la legge è uguale per tutti
nessuno c'entra piuttosto meglio dire cafonaggine di rimbalzo di colpa
perchè non ti impugnano in difesa
come si suol dire "fra loro non si mangiano"

però c'è chi soffre
e sono in tanti

è incredibile come poi con una sberla di egoismo io mi senta fortunata... e anche io li osservo da una finestra virtuale-mediatica senza poter fare qualcosa

è incredibile come la gente stia a guardare
inerme
colpita frastornata
perchè in certe situazioni non si può nulla

e tu senti che soffri e avverti la loro fortuna, la senti urlare forte dietro al loro alone di silenzio

è un casino
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Annunziata: «Cominciamo dallo scandalo dei controlli dei candidati in Lazio (...). Lei teme brogli elettorali?».
Berlusconi: «Sì, assolutamente, perché rientrano nella professionalità e nella storia della sinistra (...)».
A: «Dopo cinque anni Presidente si ritrova a essere famoso nel mondo soprattutto per due cose: la sua grande amicizia con Bush ed essere il leader occidentale che rappresenta il più grande conflitto d'interessi della storia dei Paesi occidentali. Le conviene aver tenuto in piedi questo enorme conflitto d'interessi? ».
B: «(...) Credo che la partigianeria si veda dov'è: Rai3 è una macchina da guerra contro il presidente del Consiglio (...)Rai1 e Rai2 sono abbastanza equilibrate (...) Ma Rai1 ha mandato in onda Celentano che non ha fatto altro che ridicolizzarmi (...) c'è un conflitto di interessi in Italia che è gigantesco: è quello delle cooperative rosse che ottengono gli appalti dalle giunte rosse che fanno degli utili importanti e che non pagano le tasse, e che con questi utili sostengono i partiti rossi, e quando ci sono delle combine con organizzazioni criminali ed altre, hanno i magistrati rossi che insabbiano tutti i procedimenti contro di loro».
A: «(...) L'episodio più complicato in Rai è rimasto quello della cacciata di Santoro e di Biagi (...) Si è fatto la fama internazionale di mettere il bavaglio ai giornalisti. Le è convenuto?».
B: «La mia fama internazionale è molto diversa (...) Su Santoro e Biagi, non ho attaccato le persone, ma i loro comportamenti. Dissi allora, parlando in un gruppo ristretto di industriali in Romania (e questi giornalisti si infiltrarono in una conversazione privata) che avevano fatto un uso criminoso della televisione, in quanto nella televisione pubblica, nel periodo immediatamente precedente le elezioni, Biagi aveva fatto venire Benigni. Luttazzi e Santoro avevano fatto delle trasmissioni che avevano violato la verità (...) Non dicevo che se ne dovessero andare, dicevo che dovevano essere onesti nell'uso di un mezzo che è pagato da tutti (...) A Biagi è convenuto con il ricco contratto di molti miliardi di farsi mettere in pensione e a Santoro è convenuto perché ha avuto la ricompensa dalla sinistra di un posto(...)».
A: «Questo termine è offensivo, Presidente(...)».
B: «Lasci a Santoro di rispondere, non prenda lei le difese (...) Vorrei spiegare agli spettatori che devo fare un'intervista con una giornalista che ha dei forti pregiudizi e che è una espressione unica, organica alla sinistra. Vorrei che lei mi domandasse perché gli elettori devono votare per noi e non per la sinistra(...)».
A: «Presidente(...)».
B: «Lei è una violenta e mi sta cercando di non far dire le cose(...)».
A: «(...) Mi piacerebbe farle delle domande (...) Questa è un'intervista».
B: «Lei sta approfittando della mia educazione».
A: «Siamo tutti e due di buonissima educazione. Rimane il fatto che le domande qui in casa mia le faccio io(...)».
B: «Credevo che questa fosse la casa Rai degli italiani (...)».
A: «Quel piccolissimo pezzo che è mio (...) questa è una trasmissione fatta da me, avrà altri giornalisti». Segue scambio di battute su Confindustria.
B: «Lei mi fa la cortesia di lasciarmi rispondere, sennò mi alzo e me ne vado. Mi ha fatto una domanda, esigo che lei mi faccia rispondere».
A: «Che lei dica mi alzo e me ne vado è una cosa che lei non può dire».
B: «Allora io mi alzo e me ne vado, questo resterà come una macchia nella sua carriera professionale (...)».
A: «Presidente, ritiri il discorso mi alzo e me ne vado perché non è accettabile». B: «Me ne vado se lei non mi lascia rispondere».
A: «Non lo faccia».
B: «Lei non può dire a me quello che faccio(...)Questo dimostra perché lei è di sinistra. Lei pensa di decidere anche per gli altri, mentre io sono un liberale, decido solo per me stesso. Allora io volevo dirle perché l'Italia(...)Allora signora arrivederci, se non mi fa parlare la saluto, complimenti. Lei ha illustrato bene come si comporta una persona che ha pregiudizi».
A: «Presidente».
B: «Dovrebbe avere un po' di vergogna per come si è comportata».
A: «Lei non sa trattare con i giornalisti».
B: «Arrivederci(...) E poi dicono che la Rai è controllata da me».







...senza parole...










in un luogo fuori casa dove fallisci il tentativo di accordare le domande, dove l'incalzo prende un ritmo veloce e il binario ti convoglia in un discorso che nulla ha a che vedere con la tua scaletta mentale, dove chi ti sta in fronte non è così ben disposto ad accoglierti calorosamente
forse è meglio scappare
forse la ragazza è un pò troppo scaltra, la situazione è stretta, non è la figura decorata e sorridente solita con cui si compare

eh già, lasciamo il trono

ma qui
la defilippi non c'è

e il pubblico sono tutti i cittadini
basita


-a prescindere dal mio orientamento politico che un orientamento non è-


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mercoledì 8 marzo 2006
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resta fermo che voglio immobilizzare il tempo, vorrei fosse sempre mattino, un giro nei miei pensieri a sorseggiare il caffè che forse un sogno non è...
ma come i granelli di sabbia che non riesci a trattenere tutto avanza a scivolare sullo sfondo e tu che cammini avanti incontro alla realtà esci dal mio schermo a colmarmi le stanze vuote
ti devo solo dire
piano
in un soffio leggero

---Grazie---






Vorrei avere il becco
Per accontentarmi delle briciole
Concentrato e molto attento
Si, ma con la testa fra le nuvole
Capire i sentimenti quando nascono e quando muoiono
Perciò vorrei avere i sensi per sentire il pericolo
Se tutti quanti lo sanno ma hanno paura che l'amore è un inganno
Oh, ce l'ha fatta mia nonna per 50 anni con mio nonno in campagna
Più o meno come fa un piccione
Lo so che e brutto il paragone
Però vivrei con l'emozione
Di dare fiducia a chi mi tira il pane
Più o meno come fa un piccione l'amore sopra il cornicione
Ti starei vicino nei momenti di crisi
E lontano quando me lo chiedi
Dimmi che ci credi e che ti fidi
Un giorno avevo il vento che mi accompagnava su una tegola
A volte sono solo e mi spavento, cosa cì fanno due piccioni in una favola?
Se tutti quanti lo sanno ma hanno paura che l'amore è un inganno
Oh, me l'ha detto mia nonna
«Lo sai quante volte non pensavo a tuo nonno?»
Più o meno come fa un piccione
E mica come le persone che a causa dei particolari
Mandano per aria sogni e grandi amori
Camminerò come un piccione a piedi nudi sull'asfalto
Chi guida crede che mi mette sotto
Ma io con un salto all'ultimo momento
Volerò ma non troppo in alto
Perché il segreto è volare basso
E un piccione vola basso
Ma è per questo che ti fa un dispetto
Ma è per questo che anche io non lo sopporto
Noi però alla fine resteremo insieme
Più o meno come fa un piccione
L'amore sopra il cornicione
Ti starò vicino nei momenti di crisi
E lontano quando me lo chiedi
Dimmi che ci credi
Ci sveglieremo la mattina, due cuori sotto una campana

-povia-



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