L'abitudine

giovedì 29 maggio 2008
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Di strada in strada
è lento lo spiraglio
che sbreccia ad ammortare
l'iterazione degli atti.
Sullo schiocco delle ossa
dimenate allo spasmo,
col vischio dei ragni
-a ruote poligonali-

è un giorno scalzo
e placide tenaglie
sgombrano i bulbi
a questi occhi smessi:
futile si fa la luce
nelle pupille
che sbucano rigide
dall'angolo in penombra

-mi osservano il pianto-

Improvvisiamo arrovellati
i nostri volti ad un tratto,
saccheggiando avanzi di rosa
laddove anche l'alba
sconvolta
ripiega la fame
sul piatto gravido
dei venti in tempesta
al primo intreccio
dei calici nuziali,
brulli di parole

-il morso del silenzio-

E quello spirito d'immenso,
nei bruschi brillamenti
del brio
scomposto?

Lei resta ad un passo,
veglia nell'oltre
presso l'uscio dei vigneti
acerbi.

Cosa ci conduce
a sfinire i rumori?
Dove posa il coraggio
di tornare indietro
per noi ubriachi
di uno sprazzo di sole?

-L'abitudine si spezza-

nella liturgia del tempo
dove non ci batte mai
l'ora del tramonto.



Dax82 & Keishia



 



Grazie Dario (Dax82) per questo regalo, scrivere con te è stato meraviglioso...
con stima
Francy

 


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Il coraggio delle idee

lunedì 26 maggio 2008
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Questa mattina, mi sono svegliata...
Il coraggio delle idee.

Chi lo ha viene tacciato.
Chi non lo ha viene esaltato.
Le belle parole contano, gli italiani lo hanno mostrato. Votando.


Sto annegando di vergogna nelle pagine pure di un libro che porta un nome. Un giornalista, un autore, un maestro... Marco Travaglio.
"Mani sporche", ma davvero è così che ci piace?
Una carezza che lascia le tracce, quella di mamma Italia








"Alla fine il reato
più grave diventa
quello di chi racconta
certe cose, anziché
di chi le fa.
La colpa non è dello
specchio, ma di chi
ci sta davanti
"
enzo biagi


 






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Il ViZiO

martedì 20 maggio 2008
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Raccontava dell'amore
ma a lui
piacevano le donne


catramava il cielo
e dipingeva d'azzurro
l'asfalto di vetro


Raccoglieva un fiore
e stringeva tra le mani
l'esile stelo

-appassito-


Cercava delicatezza
per sentire un profumo
nelle sue dita


-di fango-


Tu ingoia questo veleno
e gridalo dagli occhi
tracciando l'urlo

-nessuno è in ascolto-
n e s s u n o    parla
mentre lui  si tocca.


Il silenzio è una storia
di schiavi del potere
e lussuria ch'incalza

a sussurrare dalla gola


"bambina hai la gonna
e sei curiosa di sapere
-è solo tua la colpa-"


Raccontava favole
ma a lui
piacevano i bambini





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Se il mondo non ti ascolta

venerdì 16 maggio 2008
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Videopoesia realizzata da SteGattaBlu - con tutto il mio affetto per te Francy


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Parole, parole, parole...

martedì 13 maggio 2008
22 commenti

La critica.
Qual'è il valore di una critica non costruttiva?
L'unità di misura dei cervelli.


Sarà che io cammino con le mani in tasca, guardando il cielo, col vento tra i capelli. Sarà che litigo con le stelle e poi guardo le mie mani. Sarà che lo specchio non rende mai giustizia e porto il peso dei miei mille difetti nello zaino pesante dei giorni. Quello che lascio cadere dalle spalle per correre... correre per le valli verdi delle mie speranze, con le piccole margherite che contornano i miei colori.
"Lascia che sia la sera..." canta Gianna Nannini... e la sera mi pastella gli occhi di miracoli, con gli occhi dietro ai capelli, sull'angolo dei tetti, una penna e il mio mondo controvento.
Dove passa il treno, sì, già l'ho scritto.
Cosa conta il parere di un altro? Un consiglio lo afferro al volo, ma la mia idea resta... per costruire un pensiero serve il pluralismo. Il dibattito, lo scontro. E forse un nuovo ideale, che si forgia dietro le scintille, nell'attrito.
La terra è nata da un'esplosione.
E la mia idea vale quanto quella di un altro, ma mai prenderà la sua stessa forma...


C'era un detto, una favola, un aforisma... non ricordo bene.
Protagonisti: un asino, un bimbo, un vecchio.
Dovevano scendere a valle, lungo una montagna, per tornare a casa. Il vecchio sull'asino e il bimbo a piedi, con le mani sulle corde. La gente del primo paese, lungo la via, osservando pensò ad alta voce: "Povero ragazzo, con che cuore quel vecchio lo lascia a piedi standosene comodamente seduto?"
I due si guardarono, confusi... e si diedero il cambio. Un certo imbarazzo, negli occhi dell'anziano signore e un forte senso di colpa verso il giovane.
Al paese dopo, la gente pensò... "ma come... un ragazzo sull'asino e un povero vecchio a strascicare i passi??? ma dov'è finito il rispetto per gli anziani, l'educazione?"
Il ragazzino scese.
Spesso il giudizio porta ad una riflessione. Ti senti in colpa con la coscienza pulita e non sai come scusarti, dal momento che non hai nemmeno un apparente motivo per farlo.
Ora erano entrambi a piedi, con le corde nelle mani, a guardare le punte delle loro scarpe.
Un'ora dopo, quasi a valle, un bar popolato sulla strada di passaggio.
Gente col bicchiere in mano, nonne, mamme e bambini, ragazzi con gli occhiali da sole a ridere sui muretti.
Quando passa qualcuno, hanno quella strana abitudine, di osservare in silenzio e poi parlare sottovoce, le comari.
Si udi benissimo invece.
"Ma che stupidi quei due, hanno un asino e non lo sfruttano".


Per citare un grande e volendo completare la rima, dico Dante:
"non ti curar di loro, ma guarda e passa"


Ergo la nostra idea... vale mille voci, mantienila sempre...


Besos y suerte ;)


Francy







"vedi, un po’ di coraggio e certe puttane, vanno punite
e che diamine! Qua ci vuole sicuro un po’ di moralità
ma la gente non lo sa che...
Federica ha quindici anni, anche se una donna è
così la gente vede il male, anche dove non ce n’è...
"
-Ivan Graziani-





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Luna di Cera ~palingenesi dell'Io~

venerdì 9 maggio 2008
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Ho dato il mio volto
all'astro che m'osserva
le notti tra i rami
che il tempo non spezza.


Ho messo i miei occhi
nei suoi crateri spenti
per ridestare il sonno
nelle lacune del tempo.


Per monti e vallate
hanno corso per mano
auree e bionde apparenze
dal fiato di vetro,


dAl FiAtO
dI vEtRo


se falci appostate
cercavano un filo
sui polsi scarni
fino agli acquiloni


▬* ▬
Erano le   f i g l i e   smarrite
dei miei  s o g n i  
interrati
▬* ▬


Poi tra crepe di luna,
in cave linee d'ombra,
ho riposto le lacrime
degl'incanti ghiacciati


ed ora mi rivesto,
nel grido di una marea,
con l'umido sorriso
di viole appese al sole.



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Alice nel paese dei balocchi

martedì 6 maggio 2008
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Cosa sarebbe successo se.
Vi siete mai posti questa domanda? Le mille strade che non sappiamo, le mille porte che non apriamo.
E se per esempio Alice, quel giorno, avesse sbagliato istante?
Se non ci fosse stato quel bianconiglio, di fretta, ad incuriosire i suoi pensieri?
Eppure Alice un giorno sarebbe caduta, lo stesso, in quel buco. Perchè il destino si sa, ha una mano sulla trottola. E' un bimbo sdentato e dispettoso, che si diverte, a vederci girare su un punto del suo mondo. E poi magari ci abbandona, la trottola si ferma, quando il ritmo si fa noia. Ed in quel punto la vita riprende fino a che poi non ci riprende lui, il destino, forse un pò cresciuto o forse solo un pò spettinato.



Così Alice sarebbe ugualmente caduta nel pozzo. E senza più il bianconiglio avrebbe cercato la sua porta. Una porta, tra le infinite, lungo il corridoio delle attese, delle ansie, dell'esasperazione. Avrebbe pianto davanti ad un tavolo, ma poi anche gioito, spalancato gli occhi e ancora avrebbe sorriso. Non si resta fermi nello sconforto, l'umore continua a cambiare l'abito nell'armadio degli specchi. Finchè indossa la felicità e senza indugio riprende a correre.
Alice senza chiave, Alice spaurita. Alice sotto il portone, Alice... nelle fiabe.
Era su una barca Alice, quando Carroll raccontò d'un fiato una piccola storia che prese il suo nome. Ancora adesso è davvero un incanto, Alice.
Un incanto ma poi il mondo a volte non ha varchi della stessa misura del suo cuore. Così a volte si fatica per entrare in un sogno troppo stretto, ma il muretto dell'uscita è basso. Lo si può scavalcare. Qualcuno con una mela dipinge una staccionata... non è poi così male la vita, anche se a volte è dura. E così a volte si fa in fretta, troppo in fretta a cadere in un'illusione senza fondo e senza vie, per ritornare là, dove non avresti voluto entrare. E capire che di tante strade, è nell'improbabile pancia di una balena, che poi ritrovi gli affetti più veri...
Perchè si cammina sempre e solo dove l'amore dirige, nulla si può, la nave in mezzo alla tempesta lotta per restare ancorata all'onda. Per poi cercarla più forte, una riva sicura.
Nel paese dei balocchi Alice, un giorno tra tanti può capitare... di sbagliare porta.




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