Certezze di Passaggio

lunedì 15 dicembre 2008
26 commenti
Sembrava una nuvola
-di passaggio-
a piovere gocce zuccherate
sulle corde dell'anima

caleidoscopio di gemme
stagliate sui riflessi
di un nastro nel vento

il nostro canto
sul profilo di un sorriso
danza nella penombra estiva
di una luna senza veli

se cambiano le stagioni
nei tamburi dei suoni
scrigni di silenzi

restano intatti gli entusiasmi
nel cielo delle emozioni
a legare tra le stelle
queste notti in mezzo al cuore



-gemi**-




Keishia & Bluewhitedreams


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Qualcosa di me

sabato 6 dicembre 2008
10 commenti
Un palco e poi un pò d'amarezza nel cuore. Ci sono tra di noi occhi, occhi chiusi dentro un altro mondo, nel nostro mondo. A scatola cinese, gli uni dentro gli altri e talvolta... non ci si comprende. Chi crea leggi, chi le distrugge. Chi nuota alla deriva senza più un tronco per galleggiare, anche se fa freddo, anche se il mare non tiene il peso, anche se il mare inchioda all'onda. Occhi che non cercano nulla, se non quella minima percezione dell'essenza dell'anima, la noce dentro al guscio, il battito del cuore, l'emozione che nasce e resta muta all'ombra, perchè nella corsa sul filo s'accascia all'estremità... e non sfocia.
Gesticolavano sul palco e poi leggevano testimonianze, mentre sulla sedia 18 i miei pensieri viaggiavano in prima. E sentivo e non potevo...
e sentivo
e non potevo.


«Dal momento in cui oltrepassa il muro dell'internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale; viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, come luogo della sua totale oggettivazione. Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita dell'individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell'internamento. L'assenza di ogni progetto, la perdita del futuro, l'essere costantemente in balia degli altri senza la minima spinta personale, l'aver scandita e organizzata la propria giornata su tempi dettati solo da esigenze organizzative che – proprio in quanto tali – non possono tenere conto del singolo individuo e delle particolari circostanze di ognuno: questo è lo schema istituzionalizzante su cui si articola la vita dell'asilo» 

(Franco Basaglia, 1964)
 




Franco Basaglia è l'inizio di un rapporto con chi sta sotto quella conchiglia. Non più elettroshock, cinghie, aghi e sieri, ma un approccio umano, perchè è essere umano, chi dorme e sogna come noi... cambiando riga, cambiando pagina, dentro un altro solfeggio mentre perde la via e cerca di sè, con le mani dentro al buio.
Uno psichiatra che abbracciò le correnti inglesi del modello della "comunità terapeutica" di ispirazione fenomenologica ed esistenziale (Jaspers, Minkowski, Binswanger), senza pregiudizi terapeutici, ma più libertà nell'addentrarsi nei meandri psicologici e psicofisici della persona.


Tante parole come coltellate, fotografie di vita vissuta... cappotti appesi, scale, camicie di forza e braccia strette sotto le ascelle.
Angoli.
Ginocchia. Muri. Pavimento.
Fredde nudità... Questa la condizione di chi poi veniva da considerare una mente perduta.
Eppure non era così. Non è così.


Sensazioni, bombe a mano dentro me.


E poi il mio angioletto. Occhi celesti come il nonno, a mani in tasca taglia la scena e spacca il silenzio con una poesia. La luce lo segue fino al leggio, dove in un respiro musicale lancia parole ad effetto.


E' splendida Lori e sei grande tu, per tutto quello che sei, per tutto quello che fai.
Grazie di avermi reso partecipe a questo spettacolo/denuncia.


Ti voglio bene cugino/fratello... e lascio qui, tra questi miei pensieri, quella tua vera, grande POESIA.








Farò


e scriverò sull’acqua le mie poesie
per non lasciare traccia alcuna di me
per cancellarmi dalla memoria
per finire dimenticato


dopo un’esistenza sbiadita
passata nell’indifferenza
cadere nell’oblio
per non avere affermato il mio Io


e canterò nel vento le mie canzoni
che porterà lontano la mia voce
per non farla udire ad alcuno


e griderò controvento la mia disperazione
per far si che le parole
si soffochino nella gola
ancora prima di esprimere un lamento


e piangerò amaramente
nel silenzio di un angolo
dove nessuna carezza
potrà consolare le mie lacrime


e rigetterò ogni conforto
ogni parola amica
per vivere pienamente
ogni momento di dolore


e non farlo pesare ad anima alcuna
che amica sostiene
e nel dolore ti allevia


e piangerò sotto la pioggia
di modo che nessuno veda le mie lacrime
senza un ombrello, camminerò sconfitto
sotto lo scroscio fitto


e costruirò un muro
per nascondere i miei sentimenti
dove scriverò che ti amo


alzerò uno sguardo al cielo
nella notte stellata
dove vedrò il tuo volto
che dolce io amo







 

Scrivi, tu che lo sai fare... e non smettere di farlo mai.



Con l'affetto che sai,
Francy

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Sedici e Venti

mercoledì 3 dicembre 2008
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E c'era la neve
quel giorno
col manto di marmo
nel volto del gelo


a passi spenti
dentro il ricordo
dalle lacrime
a grani di cristallo


Gli angeli accanto
tagliavano le mie vene
e mi chiedevano
silenzi senza senso


Nell'avanzo dei respiri
svuotata dai tuoi occhi
annegavo per la strada
che hai costruito


TU


Dentro il mio inverno
dietro al cancello


alla soglia degli anni
di piombo e guerre


Dentro l'amore
senza tempo da salvare


in quel soffio d'aprile
di capelli da smuovere


Dentro i miei polmoni
di vita da vivere


tu


senza mai gabbiani
liberi sopra al mare


dentro le foto
nei sorrisi da bere


Ora
che ne sarà
di un altro Natale


a candele spente
inchiodate all'altare


con le mie parole
appese alle cerniere
per le mani che non ho


 



-ai miei occhi celesti-
per sempre
in me
con me
dentro me,


ciao nonno







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mercoledì 1 ottobre 2008
22 commenti
Appoggio i pennelli.
Mi siedo sulla scala sporca di gesso e mi metto in ascolto. Dietro quelle parole. Un mondo, una musica che mi investe a raffiche di ricordi.
Ritornelli in questa vita.
Così mi vedo in quella sala, la brezza del mare, il suo respiro lento ed ondoso e dentro gli occhi... il mio sale.
Un proiettore e queste parole, ancora queste parole a sfiorarmi le guance e a trovare il mio sorriso un pò indeciso. In bilico sui pensieri, anche quella sera, altrove, in quell'abbraccio.
Come ti parlano certi momenti, come ti batte dentro quell'incoscienza che ruba un'emozione agli occhi. Che fugge chissà dove, dentro di te, a mani ferme sopra i tasti di un piano.
Una fotografia, su quel piano.
E così mi persi, in quell'istante esatto che mi ritrovai.
E quelle parole scorrevano veloci fino ad attraversare anche me, facendomi afferrare il senso di tutto, lasciando cadere le mie paure, come chiodi sul pavimento. Perchè è tutto da assaporare, vivere nelle pieghe dei contrasti, da sentire, come corde che vibrano sotto le dita... da osservare nel canto silenzioso della natura, in quel nulla povero che ti restituisce la grandezza di un niente sul confine del tutto... come da un carro di fieno sulla strada verso un tramonto d'inverno. Un salto tra due quadri, due stagioni diverse che si accostano in controluce.
Chiudo il barattolo, macchie sui palmi. Di grigio antracite, quelle parole.
Una strofa. Quella dei puntini sulle "i".
Ma fa ancora bellezza dentro, così penso perchè no.
Un video.
Perchè, oltre me, sia un pò parte di chi passa e va.



clicca qui per vedere il video
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Dov'era l'anima

lunedì 1 settembre 2008
22 commenti




Dietro il portone la luna
chiudeva a chiave il cielo
e sussurava parole
per chi non c'era


e dov'era
~l'anima~

quella sera


nella catena sganciata
a pendolo sul vento
lenta sul pianto
sull'altalena di burro


La finestra spogliava il tempo
perchè una stanza ha dentro
un mondo che riversa
il respiro di un corpo


e mi chiedeva
~l'anima~


che non c'era


col vetro sotto il mento
e pezzi di pavimento
alla fine delle scale
degli anni rotti


a goccia negli occhi



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martedì 29 luglio 2008
17 commenti




L'alfabeto io ti parlerò
e sarà solo di pelle
il tratto del silenzio
che con le dita seguirò


-Non Guardare Lontano-


con l'ombra negli occhi
che arretra sui pensieri,
per due stelle tra i passi
e labbra contro la voce


Appoggerò parole nuove 
sulla tua bocca nuda
nel respiro interrotto
dal bacio di una sera


Dammi fragilità
e pesi sul cuore
da sfiancare sordi
con avanzi di rumore


Dammi tramonti rotti
di fatica e pianto
per sorridere dentro
al tuo fremito stanco


E dammi ore di buio
mille giri di paure
e nebbie che svelino
un porto senza tempo


-C'è un volo accanto-


al nido dei gabbiani
dove a lampare spente
la luce prende fiato
nei coralli sul fondo


c'è sempre un grido
più forte del vento
ostaggio bianco
della libertà


d'inseguire un sogno





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Traguardi al confine

martedì 8 luglio 2008
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Straniero dimmi
dove hai nascosto il cielo?


tra i passi di ieri
lì, dove iniziarono
le corse nel grano?


eri già tu?
a tenermi la mano?


io...
sento i cori del vento
rompersi tra le dita
nei miei viaggi di luna
tra i solchi dell'ombra


lacci in vimini di rami
e aquiloni a fili tesi 
rigonfi di sere vuote
perse in angoli di mare


...Straniero


che rifletti la mia voce,
in specchi di pensieri
e pieghi il mio inverno
nei bagagli del tempo


Io So ChE Mi GuArDi


tra i ricalchi a sbalzo
delle mie vene di paure
con labbra di silenzio
ed aereoplani tra le mani


Ma ora dimmi...
dov'è finito anche il sole?


SpIrAgLi
dai ricordi increspati
mentr'io trattenevo
han perso luci che avevo


OCcHi SvEgLi
per cercare dov'eri
han confuso le stazioni
tra i cantieri di un sogno


Straniero...


tu sei forse il senso
sconosciuto del mio errare?


o l'errore di rifare,
nell'ora di tornare
ad amare il canto


dell'aria debole
sull'erba in controvento...







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Divieto di cielo

venerdì 4 luglio 2008
0 commenti

Divieto di Cielo
 


No, non posso
ho mani contro il cielo
dentro un respiro
che scherma di fiato
il cristallo diafano
di un paradiso riposto
 
No, non posso
smarrirmi sul contorno
di punti e chele bianche
con la volta di quarzo
della libra di stelle
confusa e sbilanciata
 
C'è   u n    m o n d o
per ogni passo
dietro gli steccati
delle praterie perdute
che non siamo
 
C'è   l u c e  dagli occhi
che si posa sola
nei silenzi immensi
condannati agli angoli
di soffite sbarrate
come travi in gola
 
No, io non posso
staccare il sogno
dal suo verde ramo,
è fiore cleistogamo
e scosse d'autunno
per i tuoi risvegli
 
Come essere
fragile primavera
che vuole e non può
colorare quei fogli
avanzati all'inverno
 
Ed è proibita essenza,
drogata di manie
che delizia di piacere
la mia esistenza
 
 
24 gennaio 2008
 
 
 
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Il capoverso dei ricordi

domenica 29 giugno 2008
14 commenti


Mi assomiglia
quella rosa in mano
a nascondere le paure
in un alito di profumo,


con la spina del vento,
tra sogni fragili
di petali e nembi
ed occhi nei tagli
 
a parafrasare di me,
scomposta allo specchio,
il volto che mi guarda
da un mosaico delatorio:


E' l'anima che mi resta


quando la bufera
schioda i garofani
le sere di una festa
col mare nei sacchi
del tempo sparso


Mi assomiglia
il passo dell'ombra
sull'esodo del sole
che strappa in canto
il grano del tempo


E mi trema il silenzio
nel capoverso in attesa
al crocevia del cielo
mentre slaccio in volo
in echi d'aroma rosa


corolle di ricordi


 





 



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giovedì 19 giugno 2008
19 commenti

A piedi nudi.
Batto il ritmo sulla sabbia.
Mi senti?


Credo nel vento. Nelle astratte apparenze.
E c'è una musica, una musica che mi gira dentro, mentre mi piego, mentre osservo questo lato di mondo che dà sul tramonto...


Pezzi di cielo. Oltre il velo dei miei pensieri, pezzi di me, dentro il cerchio scuro dei miei misteri.
Punti di stelle, dallo zero all'infinito, ripetono silenti quel che è già stato scritto.
Perchè pioveva. Pioveva forte quel giorno e la mia voce cadeva sull'asfalto. Si era chiusa, dietro un vetro, l'altra fetta del mio cosmo.
E io con le mani non potevo più, passarti quella rosa.
Così la appoggio qui.
Sul davanzale delle ombre lunghe.


A piedi nudi, ricalpesto le mie impronte.
C'era il mio nome.
E' ancora lì, io lo sento.


Mani d'aria, mentre il sole scende, accarezzano il mio sogno.
Resto in ascolto mentre assorta danzo il mio tempo.







 

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A StregattaBlu

mercoledì 11 giugno 2008
18 commenti

Tra i tuoi capelli
e dentro i ricordi
c'è profumo in più


E s'arrampica la luce
sui profili delle cose
a studiare l'origine


di un nuovo bagliore


per poi piovere di miele
e di riflessi d'ambra
come un'aura minore


lì, sulle tue spalle
in echi di rugiada
riverberi di bianchezza


azzurrano il tuo volto


Dentro lo specchio
oggi ci sei solo tu


ti sorridi
e ti fai sole
incoronata dall'aria


di un giorno in festa


per te che sei regina


di quella prima alba
in cui giugno avvolse
il tuo piccolo corpo


in fasce di stelle



 


-buon compleanno cicci-




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Solo Con Gli Occhi

venerdì 6 giugno 2008
21 commenti

Stretta sotto un velo
vibra e poi soffoca
un "misero" pensiero
 
Nascere donna
e vivere il tempo
solo con gli occhi.
 
Un tramonto di cera
sul nido dei silenzi
tra i respiri ferrosi
 
nella ruggine di un giorno.

 
E poi la nuova prigione
domani spiomberà in fretta
anche le mura materne,
 
quelle che dei sogni
reggono il sottile cielo,
quelle che ad ogni alba

perseverano nell'ombra:
 
-Le Sue Speranze-Dietro una grata
sfatta di stoffa.
 
Ha lividi del male
dove il castigo
di una religione
 
ha battuto sulla carne.
 
Ha paura di vedere
cosa sarebbe
se un colpo di vento

sollevasse quel velo.
 
Nooria
chiude gli occhi
e spegne al "volto"

anche l'ultima luce.


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M'avvolgo di vita

domenica 1 giugno 2008
15 commenti




E m'avvolgo di vita


tra le pagine bianche
del tempo che m'aspetta
con una parola vuota.


E poi noi


sul treno d'improvviso,
nell'emozione sfiorata
di giorni diafani di vetro


a spargere lettere d'oro
nella fanfara di luci
senza difese per schiudere


gli occhi sui ricordi.


E sento che ci sei
tu che mi batti il cuore
e m'insegni a danzare


sul ciglio dell'abisso.


Di bianco e notte in fiore
ti affilo i pensieri
mentre mi passi con lo sguardo.


E poi noi


dentro il fiato di una canzone,
nell'alba algida d'inverno
a portarci via dal mondo.


Nello schianto del vento,
sul buio in amore,
regina madre della luna


Io, m'avvolgo di vita





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L'abitudine

giovedì 29 maggio 2008
8 commenti


Di strada in strada
è lento lo spiraglio
che sbreccia ad ammortare
l'iterazione degli atti.
Sullo schiocco delle ossa
dimenate allo spasmo,
col vischio dei ragni
-a ruote poligonali-

è un giorno scalzo
e placide tenaglie
sgombrano i bulbi
a questi occhi smessi:
futile si fa la luce
nelle pupille
che sbucano rigide
dall'angolo in penombra

-mi osservano il pianto-

Improvvisiamo arrovellati
i nostri volti ad un tratto,
saccheggiando avanzi di rosa
laddove anche l'alba
sconvolta
ripiega la fame
sul piatto gravido
dei venti in tempesta
al primo intreccio
dei calici nuziali,
brulli di parole

-il morso del silenzio-

E quello spirito d'immenso,
nei bruschi brillamenti
del brio
scomposto?

Lei resta ad un passo,
veglia nell'oltre
presso l'uscio dei vigneti
acerbi.

Cosa ci conduce
a sfinire i rumori?
Dove posa il coraggio
di tornare indietro
per noi ubriachi
di uno sprazzo di sole?

-L'abitudine si spezza-

nella liturgia del tempo
dove non ci batte mai
l'ora del tramonto.



Dax82 & Keishia



 



Grazie Dario (Dax82) per questo regalo, scrivere con te è stato meraviglioso...
con stima
Francy

 


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Il coraggio delle idee

lunedì 26 maggio 2008
18 commenti

Questa mattina, mi sono svegliata...
Il coraggio delle idee.

Chi lo ha viene tacciato.
Chi non lo ha viene esaltato.
Le belle parole contano, gli italiani lo hanno mostrato. Votando.


Sto annegando di vergogna nelle pagine pure di un libro che porta un nome. Un giornalista, un autore, un maestro... Marco Travaglio.
"Mani sporche", ma davvero è così che ci piace?
Una carezza che lascia le tracce, quella di mamma Italia








"Alla fine il reato
più grave diventa
quello di chi racconta
certe cose, anziché
di chi le fa.
La colpa non è dello
specchio, ma di chi
ci sta davanti
"
enzo biagi


 






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Il ViZiO

martedì 20 maggio 2008
27 commenti

Raccontava dell'amore
ma a lui
piacevano le donne


catramava il cielo
e dipingeva d'azzurro
l'asfalto di vetro


Raccoglieva un fiore
e stringeva tra le mani
l'esile stelo

-appassito-


Cercava delicatezza
per sentire un profumo
nelle sue dita


-di fango-


Tu ingoia questo veleno
e gridalo dagli occhi
tracciando l'urlo

-nessuno è in ascolto-
n e s s u n o    parla
mentre lui  si tocca.


Il silenzio è una storia
di schiavi del potere
e lussuria ch'incalza

a sussurrare dalla gola


"bambina hai la gonna
e sei curiosa di sapere
-è solo tua la colpa-"


Raccontava favole
ma a lui
piacevano i bambini





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Se il mondo non ti ascolta

venerdì 16 maggio 2008
8 commenti


Videopoesia realizzata da SteGattaBlu - con tutto il mio affetto per te Francy


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Parole, parole, parole...

martedì 13 maggio 2008
22 commenti

La critica.
Qual'è il valore di una critica non costruttiva?
L'unità di misura dei cervelli.


Sarà che io cammino con le mani in tasca, guardando il cielo, col vento tra i capelli. Sarà che litigo con le stelle e poi guardo le mie mani. Sarà che lo specchio non rende mai giustizia e porto il peso dei miei mille difetti nello zaino pesante dei giorni. Quello che lascio cadere dalle spalle per correre... correre per le valli verdi delle mie speranze, con le piccole margherite che contornano i miei colori.
"Lascia che sia la sera..." canta Gianna Nannini... e la sera mi pastella gli occhi di miracoli, con gli occhi dietro ai capelli, sull'angolo dei tetti, una penna e il mio mondo controvento.
Dove passa il treno, sì, già l'ho scritto.
Cosa conta il parere di un altro? Un consiglio lo afferro al volo, ma la mia idea resta... per costruire un pensiero serve il pluralismo. Il dibattito, lo scontro. E forse un nuovo ideale, che si forgia dietro le scintille, nell'attrito.
La terra è nata da un'esplosione.
E la mia idea vale quanto quella di un altro, ma mai prenderà la sua stessa forma...


C'era un detto, una favola, un aforisma... non ricordo bene.
Protagonisti: un asino, un bimbo, un vecchio.
Dovevano scendere a valle, lungo una montagna, per tornare a casa. Il vecchio sull'asino e il bimbo a piedi, con le mani sulle corde. La gente del primo paese, lungo la via, osservando pensò ad alta voce: "Povero ragazzo, con che cuore quel vecchio lo lascia a piedi standosene comodamente seduto?"
I due si guardarono, confusi... e si diedero il cambio. Un certo imbarazzo, negli occhi dell'anziano signore e un forte senso di colpa verso il giovane.
Al paese dopo, la gente pensò... "ma come... un ragazzo sull'asino e un povero vecchio a strascicare i passi??? ma dov'è finito il rispetto per gli anziani, l'educazione?"
Il ragazzino scese.
Spesso il giudizio porta ad una riflessione. Ti senti in colpa con la coscienza pulita e non sai come scusarti, dal momento che non hai nemmeno un apparente motivo per farlo.
Ora erano entrambi a piedi, con le corde nelle mani, a guardare le punte delle loro scarpe.
Un'ora dopo, quasi a valle, un bar popolato sulla strada di passaggio.
Gente col bicchiere in mano, nonne, mamme e bambini, ragazzi con gli occhiali da sole a ridere sui muretti.
Quando passa qualcuno, hanno quella strana abitudine, di osservare in silenzio e poi parlare sottovoce, le comari.
Si udi benissimo invece.
"Ma che stupidi quei due, hanno un asino e non lo sfruttano".


Per citare un grande e volendo completare la rima, dico Dante:
"non ti curar di loro, ma guarda e passa"


Ergo la nostra idea... vale mille voci, mantienila sempre...


Besos y suerte ;)


Francy







"vedi, un po’ di coraggio e certe puttane, vanno punite
e che diamine! Qua ci vuole sicuro un po’ di moralità
ma la gente non lo sa che...
Federica ha quindici anni, anche se una donna è
così la gente vede il male, anche dove non ce n’è...
"
-Ivan Graziani-





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Luna di Cera ~palingenesi dell'Io~

venerdì 9 maggio 2008
13 commenti



Ho dato il mio volto
all'astro che m'osserva
le notti tra i rami
che il tempo non spezza.


Ho messo i miei occhi
nei suoi crateri spenti
per ridestare il sonno
nelle lacune del tempo.


Per monti e vallate
hanno corso per mano
auree e bionde apparenze
dal fiato di vetro,


dAl FiAtO
dI vEtRo


se falci appostate
cercavano un filo
sui polsi scarni
fino agli acquiloni


▬* ▬
Erano le   f i g l i e   smarrite
dei miei  s o g n i  
interrati
▬* ▬


Poi tra crepe di luna,
in cave linee d'ombra,
ho riposto le lacrime
degl'incanti ghiacciati


ed ora mi rivesto,
nel grido di una marea,
con l'umido sorriso
di viole appese al sole.



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Alice nel paese dei balocchi

martedì 6 maggio 2008
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Cosa sarebbe successo se.
Vi siete mai posti questa domanda? Le mille strade che non sappiamo, le mille porte che non apriamo.
E se per esempio Alice, quel giorno, avesse sbagliato istante?
Se non ci fosse stato quel bianconiglio, di fretta, ad incuriosire i suoi pensieri?
Eppure Alice un giorno sarebbe caduta, lo stesso, in quel buco. Perchè il destino si sa, ha una mano sulla trottola. E' un bimbo sdentato e dispettoso, che si diverte, a vederci girare su un punto del suo mondo. E poi magari ci abbandona, la trottola si ferma, quando il ritmo si fa noia. Ed in quel punto la vita riprende fino a che poi non ci riprende lui, il destino, forse un pò cresciuto o forse solo un pò spettinato.



Così Alice sarebbe ugualmente caduta nel pozzo. E senza più il bianconiglio avrebbe cercato la sua porta. Una porta, tra le infinite, lungo il corridoio delle attese, delle ansie, dell'esasperazione. Avrebbe pianto davanti ad un tavolo, ma poi anche gioito, spalancato gli occhi e ancora avrebbe sorriso. Non si resta fermi nello sconforto, l'umore continua a cambiare l'abito nell'armadio degli specchi. Finchè indossa la felicità e senza indugio riprende a correre.
Alice senza chiave, Alice spaurita. Alice sotto il portone, Alice... nelle fiabe.
Era su una barca Alice, quando Carroll raccontò d'un fiato una piccola storia che prese il suo nome. Ancora adesso è davvero un incanto, Alice.
Un incanto ma poi il mondo a volte non ha varchi della stessa misura del suo cuore. Così a volte si fatica per entrare in un sogno troppo stretto, ma il muretto dell'uscita è basso. Lo si può scavalcare. Qualcuno con una mela dipinge una staccionata... non è poi così male la vita, anche se a volte è dura. E così a volte si fa in fretta, troppo in fretta a cadere in un'illusione senza fondo e senza vie, per ritornare là, dove non avresti voluto entrare. E capire che di tante strade, è nell'improbabile pancia di una balena, che poi ritrovi gli affetti più veri...
Perchè si cammina sempre e solo dove l'amore dirige, nulla si può, la nave in mezzo alla tempesta lotta per restare ancorata all'onda. Per poi cercarla più forte, una riva sicura.
Nel paese dei balocchi Alice, un giorno tra tanti può capitare... di sbagliare porta.




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mele bacate

sabato 19 aprile 2008
5 commenti


 



Un metro per cintura
il grillo parlante
di una coscienza tarlata


bruchi nel cervello
i canoni estetici
che misurano corpi


~ come muri di cantiere ~


la mela perde la polpa
e tra i denti
un torsolo insapore.


Pensa se nulla
da quel ramo
avesse richiamato Eva


rotondità di forme
dal morbido succo
che disfano il paradiso


Dove saremmo
e chi saremmo... ora


ed è


favola amara
se poi muore biancaneve
masticando


la società



 


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La Mina Di Eva

venerdì 11 aprile 2008
19 commenti
La Mina di Eva
 
 



S'era detto
del peccato originale
per un frutto di troppo,
 
poi disposero gli uomini
dietro le trincee
in gradi di valore

 
~ a darsi fuoco ~

 
e sotterrare
bombe di peccato
in avanzi di rancore.

 
A passi innocenti
e felicità ammanigliate
piccoli angeli esplodono

 
~ traditi da un gioco ~

 
S'era detto
"chiunque prega il divino
avrà il suo paradiso"

 
poi distrussero l'idolatria
sulla via della seta

 
e dei Buddha di Bamiyan
rimase l'eco delle preghiere,
nelle grotte e nei monasteri

 
~ foga senza scopo ~

 
S'era detto
che la maledizione di un Dio
non si curasse dell'uomo

 
eppure a volte
le mine non sanno imprimere
nel cielo inchiostri di morte

 
quando ancora un bambino,
bagnato di macerie,
coglie l'infingarda mela verde...
 






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lunedì 7 aprile 2008
15 commenti




Inseguo la moltitudine
la sua intrinseca violenza
che mi resta sul palmo
come germoglio e poi fiore

gioco tra petali rotti
e steli di memorie arrese
sul grido che frena il vento
col fiato dell'aurora

Ed è vita
questo verde tremare
questa favola
di speronati lamenti

a braccia tese
sul filo di spine
che buca le vene
in sere di rame

Che nell’attesa
sogni a rendere evadono
con corde di sangue
dall’appeso cielo








 




Morfea77&keishia






grazie Antonella... è un immenso regalo per me... ti abbraccio







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allusioni d'autunno

giovedì 3 aprile 2008
9 commenti


il volo leggero
dei petali verso est,


è mina d'inverno
che scrive il respiro
di un sole che non c'è,


è rossa speranza
in gocce di rugiada
che satura il cielo


{ e i fiori di domani }


quel tempo
che arriva dopo
un'era a ponente,


che contava le dita
nel lago delle ore.


Ho perso le impronte
sui miei profili
in un giro di lacrime


deserto e luna,


e poi la neve,
brina e neve
sulle foglie


{ e nei pensieri }


Perchè pioveva via
il colore dalle mani


sulle sbarre antiche
delle prigioni,
dei venti senza vetro,


a sud
dalla clessidra,
nei palmi di ruggine
e polsi di catene.


Ed ora questa brezza,
è danza di febbre
nel freddo del buio


{ e il sudore dei sensi }






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Nero di Seppia

giovedì 27 marzo 2008
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Non erano le mie mani
ma tempo inevaso
sotto un'altra vernice


il colpo che ha voltato
il mio sguardo
altrove nei sentieri,


poi quei sassi
sull'erta china
e guglie di strazio


in lingue di ghiaccio
rivendicavano
ancora il mio nome


e di palmi e spine,
di chiodi nei quadri
appesi alle ferite


-ho sfiatato il vento-


Non erano le mie mani
ma dita di pietra
a reggermi il mento,


con l'ira negli occhi
per arrivare all'angolo
dov'eri rimasto.


E' acrolito immobile
il volto di peltro
di un destino avverso


e mesta mi arrendo
al chiodo che mi serra
nei forzieri della mente,


non è campo di dune
ma guerra al tramonto
che espianta le radici


-di un amore nel cemento-





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Nero di Seppia

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Nero di Seppia

 
Non erano le mie mani
ma tempo inevaso
sotto un'altra vernice
 
il colpo che ha voltato
il mio sguardo
altrove nei sentieri,
 
poi quei sassi
sull'erta china
e guglie di strazio
 
in lingue di ghiaccio
rivendicavano
ancora il mio nome
 
e di palmi e spine,
di chiodi nei quadri
appesi alle ferite
 
-ho sfiatato il vento-
 
Non erano le mie mani
ma dita di pietra
a reggermi il mento,
 
con l'ira negli occhi
per arrivare all'angolo
dov'eri rimasto.
 
E' acrolito immobile
il volto di peltro
di un destino avverso
 
e mesta mi arrendo
al chiodo che mi serra
nei forzieri della mente,
 
non è campo di dune
ma guerra al tramonto
che espianta le radici
 
-di un amore nel cemento-
 
 
 
 27 marzo 2008
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il suicidio delle bambole

venerdì 21 marzo 2008
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Il Suicidio delle Bambole




Un taglio nella mano
con l'Arno rosso
lungo il Tevere

 
avulsione d'amore
nel letto asciutto
di un alveo di marmo:

 
Hanno
lame appese

 
capovolte,

 
in questo incedere
a dita torpide
sulle note

 
in scala ordinata
-e paralleli chimerici-

 
Bambole

il quadro antico
dietro porte murate,

 
i diaframmi abulici
nelle pupille ferine:

 
Hanno
soffocato
i loro respiri

 
dopo i giochi

 
-in carneficina-

 
dentro il cappio
delle misantropie

 
di una bimba annodata
a sogni interrotti

 
e voli embrionali

 



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martedì 18 marzo 2008
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Cilindri di silenzio

 
 
Troverò il tuo volto
dentro il mio riflesso
nell'assenza che assorbe
ogni umana apparenza
 
e sarà respiro pieno
quell'alito di niente
tredici nodi ad est
la tua voce sul vento
 
se tu non parli
perderò il tuo nome
tra le onde di cristallo
e i litorali di pianto
 
con cilindri di silenzio
vuoterò la mia anima
poichè il mare dentro
è un oceano gonfio
 
che si ritira lento
 
 
 
18 marzo 2008
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Il Mare A Filo

domenica 16 marzo 2008
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Sembrava solo rumore
lo spacco sulla forza
mentre la strada
già si piegava
prima dello scontro


prima della via
del vento stanco
tra gli acquiloni
e un filo spezzato


i buchi nelle ombre
dei giorni appesi
agli zeri gonfi
da addizionare


al riempimento vuoto


prima che fosse
d'arancione spento
lo sprazzo violento
sul davanzale


delle assurde cene


prima che sia
ghiaccio nelle vene
spolvero la stagione
e mi chiudo nel tempo


con le catene tese
mentre cerco
tra le sbarre


il mare a filo
oltre il muro


il mare


assetato
delle pioggie acide
negli angoli lontani
della mia coscienza


il mare


dentro il calice
del mio cuore






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Siamo quella voce

giovedì 13 marzo 2008
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Siamo quella voce

 
 
Siamo graffi sulla pelle
in questo vivere che ci ha preso
senza darci una ragione
 
con le unghie sulla schiena
nell'attraversare il cielo
scuri come fiumi di notte
 
nel futuro che si fa presente
in questa lotta per avere
tutto prima e poi niente.
 
Siamo soli per le strade
dove non ci si può portare
perchè non c'è un limite
 
-mentre guardi il mare-
 
E la notte è una canzone
che dimentica la sua alba
per cercarti nel buio
 
senza trovare la tua voce
 
nè toccare
 
le tue labbra
con le mie,
vuote di parole
 
io che ho sete
e verso lacrime nere
col trucco della festa
ad un lavandino che beve
 
-i nostri pezzi di cuore-
 
per frantumare gli occhi
negli specchi eclettici
di quelle sere
 
e poi ridere ridere
forse ridere ancora
e ridere
delle scie nere
 
sul marmo
come sulla terra
 
che ci accompagna
con mani di vento
verso una nuova guerra
 
e ancora piangere
a capo chino
e pugni chiusi
 
per la sconfitta
o la fine di un amore
 
senza più una rosa
nè spine da donare
 
perchè noi
 
siamo la voce
di un silenzio
schiavo del dolore
 
 
13 marzo 2008


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La mia cura

mercoledì 12 marzo 2008
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La mia cura
 



Ho bevuto la mia sete
un giorno che non pioveva
sul deserto degli avanzi
a piedi nudi nel niente
 
Ho mangiato la mia fame
nella ceramica fredda
dei sogni da riscaldare
masticando lingua e denti
 
Ho dormito il mio sonno
sotto le mani dell'alba
in una buca di sabbia
col mare nelle conchiglie
 
Ho amato il mio amore
ma adesso soffio nel sacco
respirando i miei respiri
e ingoiando sassi di parole
 
...Ora...
 
non si pretenda
la mia esistenza
 
con la sete
nel mio bere
con la fame
nei miei cucchiai
con il sonno
nelle mie notti
 
sicchè io decida
che a non sentirsi
sia la sua assenza
poichè non dà ascolto
alla mia presenza
 
 
12 marzo 2008
 
 
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venerdì 29 febbraio 2008
10 commenti

(fermare il player nel menù a fianco e premere play per ascoltare questa canzone)





 





Mamma' son qui con le valigie sulla porta
e in macchina c'e' un uomo che mi sta ad aspettare...
la verita' lo so ti lascera' sconvolta, quell'uomo e'
il mio primo vero amore...




Strana la vita, lei, la vita, che ci veste come vuole.
La vita, colei che per prima limita la nostra libertà, madre severa, impeccabile e possessiva.
La vita che ci butta in mezzo al traffico, che sbaglia strategia e rovescia la scacchiera.
E noi a rotolare inermi nei giorni, noi, pedine bianche tra le pedine nere, mischiati negli stessi colori di un cielo, noi a distinguere le pennellate sovrapposte di un quadro, noi a sentire il profumo del diverso. Diverso perchè così è stato vestito, sempre da lei, la madre superiora. Quella che ti puniva, quella che temevi, inginocchiato sulle panche, a trattenere il dolore, nello spazio di una preghiera che non sapevi recitare.



con lui mi sento libero e felice, vivremo insieme, abbiamo gia' una casa
non sono piu' un bambino... mamma abbassa quella voce...




Strana la vita che resta a guardarci nell'acquario e fa a pugni con Dio. Lo scontro dell'esistenza, la guerra della scienza, delle religioni, dello stato con la chiesa. E nel mentre il tutto avanza, la rotativa stampa e non si ferma, nel mentre i pesci cercano una via di fuga per ripararsi da chi cresce di più.
E nel mentre si rannicchiano in un angolo e temono anche le ombre del silenzio. Il silenzio infranto da una provocazione cui non sanno reagire, cui non è dato di reagire.



Mamma' son qui con le valigie sulla porta
con tutti i dubbi e tutti i miei casini
pero' mi sento forte e per la prima volta
io me ne frego degli orecchi dei vicini...




Strana la vita che si evolve un pò ribelle per rassegnazione, che innalza un pensiero senza poi crederci per davvero. La vita sì la vita perchè la gente si fa massa, si fa folla per acquistare forza, per urlare ad un concerto o per cantare l'inno della patria e poi odiare una squadra. E si fa colonna, mentre s'infila in una chiesa quando fuori qualcuno muore in terra dopo il freddo della notte. Quando fuori qualcuno rantola per strada e paga una per una scelta... diversa.



oh mamma non capisci come e' falsa la morale
la maschera di fango bagnata nell'argento
sono un diverso mamma
un
omosessuale

e questo tu lo prendi come un tradimento...



Strana la vita, quel vagito iniziale che a tutti appartiene, figli di una madre che ci culla tra le braccia o che ci abbandona per una via. Strade, strane sono le strade che tagliano come lame lucide sotto il sole, tagliano i campi ed il destino in due, in quattro, in cento, mille futuri possibili da scartare. I sogni, una matita, i colori. Siamo fatti con gli stessi sogni, prima di essere quelli che siamo, col bagaglio di felicità e sofferenze che determinano le scelte nei giorni, con una ragione di fondo che ci muove i passi. Fragilità e paure, noi che siamo soli con noi ed il coraggio di vivere, rispettando sè stessi e combattendo battaglie per quell'unica ragione che è l'amore... noi, in difesa del nostro io nel rispetto dell'altro



io vorrei
che tu sapessi perdonare
una volta
una volta
non buttare
sulle mie ferite il sale
come adesso
sulla porta che mi dici
vai per te io sono morta
sono morta
sono morta
e mi sbatti sulla faccia
questa porta...



Strana la vita che asfalta le strade e annienta chi oltrepassa la linea bianca. Quella della decenza, strana l'indecenza, strano il valore settato in un punto, irremovibile, per i più. Le categorie e l'appartenenza ad uno stile che punisce l'entusiasmo per la diversa intonazione di una stessa canzone.
Strana la vita con la bacchetta in mano e noi dietro una lavagna mentre i compagni ridono. Gente anonima che ride di niente. Strana perchè non lascia comprendere che l'essere più inumano è proprio colui che non sa mediare e si fa beffa.
Cosa è normale, più normale nell'essere diverso.
Cosa è eroico, più eroico, nell'ammettere di esserlo in un mondo che sorride all'inverso.



sono morta
sono morta
e mi sbatti sulla faccia
questa porta...











sull'aria di Sulla porta di Federico Salvatore
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Eclissi di Luna

mercoledì 20 febbraio 2008
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Eclissi di Luna
 
 
 
In questa notte d'eclissi di luna
sparirai dalle stelle
cinquantuno minuti
 
sarai nei percorsi in penombra
 
della meschinità del buio
che spalanca le infinite porte

lungo i corridoi anomali
di suggestioni arrangiate
dalla nera seduzione
 
neve nei pastelli bianchi
le mani sui banchi di scuola
imparai il mistero dei rintocchi
 
così anche tu conterai il tempo
che manca a quest'addio
senza più occhi nè orizzonti
 
negli avanzi truccati
dei tuoi sensi scalamitati

con le ore che spezzano le ossa
mentre piovono per terra
 
cercando un giro di lancette
dentro i vetri rotti
degli orologi fermi
 
che m'invertiranno il cuore
 
ma d'improvviso poi la luce
farà più brevi gl'effimeri pensieri
 
nella ferocia dell'alba
che fagocita
l'immonda volta scura
 
fino all'ultima stella



20 febbraio 2008

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The Dark Face

martedì 19 febbraio 2008
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The Dark Face
 
 
C'è della luna
la faccia lontana
quella che sta di schiena
e non ci sorride mai
 
è la faccia
che resta all'ombra
col ghigno sadico
che virgola le labbra
 
c'è dell'uomo
il lato oscuro
quello che non puoi vedere
nel sole che ti da
 
è il lato
che resta da capire
un coltello fermo
incagliato nell'immensità
 
non c'è buio
dove i raggi possano arrivare
solo un filo strappato
che come un ramo nel vento
cerca di sè sull'estremità
 
siamo astri che rotolano
nella librazione diurna
d'un attimo mobile
senza identità
 
 
19 febbraio 2008
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domenica 17 febbraio 2008
14 commenti
La Mia Waterloo



A Waterloo non si spostavano
quei dannati cannoni
quando la pioggia
arginava i passi

nell'ora del grande fuoco

Una coltre di fango
invertì grandi battaglie

Sono mantidi
che si nutrono
della stessa carne

-le storie di sangue-

Ed io qui a scavare d'amore
con dita nella palta dei giorni
e un sole secco al tramonto

gratto speranze
dal muro che sgretola
pezzi di me

PeZzI
dI
Me

d'istinto irrefrenabile
sorrido e assolta rimando

polvere umida di nuvole
con le mani arrese
verso terre aride
che sfidano inermi

i miei respiri di vento

è lingua sul sale
che s'inerpica sui polsi
prima dell'ultimo sorso

-lo sbando dell'ebrezza-

come Napoleone quella sera
che volse a Sant'Elena
il suo sguardo d'Africa

con l'esilio già nel cuore



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sabato 9 febbraio 2008
17 commenti
 

NOMADI EMOZIONI
 
 

Col vento nei sogni
traccio il tuo volto

 
sono dita di gesso
a scrivere il cielo
sul muro in ascolto

 
poi gl'oscuri punti
del mio cammino
suturano la realtà

 
-le strette sui desideri-

 
e sento di te
il fiato ed il respiro

 
e sento di te
labbra di voce e pelle

 
Sfoglio il tempo
con l'aria che vibra

 
sulle corde tese
di un violoncello
tra le gambe della luna

 
cade musica
che piove di note
sui palmi aperti alla notte

 
-nei silenzi del cuore-

 
e mentre sento di te
so già che devi andare

 
e mentre sento di te
lo sguardo lancia àncore

 
com'era il tempo
dell'ultima canzone
e dei ritorni sulle scale

 
quando le giostre
smontavano i colori

 
e già sorridevo d'attesa
sull'avanzo dei gettoni

 


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