Nero di Seppia
Non erano le mie mani
ma tempo inevaso
sotto un'altra vernice
ma tempo inevaso
sotto un'altra vernice
il colpo che ha voltato
il mio sguardo
altrove nei sentieri,
il mio sguardo
altrove nei sentieri,
poi quei sassi
sull'erta china
e guglie di strazio
sull'erta china
e guglie di strazio
in lingue di ghiaccio
rivendicavano
ancora il mio nome
rivendicavano
ancora il mio nome
e di palmi e spine,
di chiodi nei quadri
appesi alle ferite
di chiodi nei quadri
appesi alle ferite
-ho sfiatato il vento-
Non erano le mie mani
ma dita di pietra
a reggermi il mento,
ma dita di pietra
a reggermi il mento,
con l'ira negli occhi
per arrivare all'angolo
dov'eri rimasto.
per arrivare all'angolo
dov'eri rimasto.
E' acrolito immobile
il volto di peltro
di un destino avverso
il volto di peltro
di un destino avverso
e mesta mi arrendo
al chiodo che mi serra
nei forzieri della mente,
al chiodo che mi serra
nei forzieri della mente,
non è campo di dune
ma guerra al tramonto
che espianta le radici
ma guerra al tramonto
che espianta le radici
-di un amore nel cemento-
27 marzo 2008
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