venerdì 29 febbraio 2008

(fermare il player nel menù a fianco e premere play per ascoltare questa canzone)





 





Mamma' son qui con le valigie sulla porta
e in macchina c'e' un uomo che mi sta ad aspettare...
la verita' lo so ti lascera' sconvolta, quell'uomo e'
il mio primo vero amore...




Strana la vita, lei, la vita, che ci veste come vuole.
La vita, colei che per prima limita la nostra libertà, madre severa, impeccabile e possessiva.
La vita che ci butta in mezzo al traffico, che sbaglia strategia e rovescia la scacchiera.
E noi a rotolare inermi nei giorni, noi, pedine bianche tra le pedine nere, mischiati negli stessi colori di un cielo, noi a distinguere le pennellate sovrapposte di un quadro, noi a sentire il profumo del diverso. Diverso perchè così è stato vestito, sempre da lei, la madre superiora. Quella che ti puniva, quella che temevi, inginocchiato sulle panche, a trattenere il dolore, nello spazio di una preghiera che non sapevi recitare.



con lui mi sento libero e felice, vivremo insieme, abbiamo gia' una casa
non sono piu' un bambino... mamma abbassa quella voce...




Strana la vita che resta a guardarci nell'acquario e fa a pugni con Dio. Lo scontro dell'esistenza, la guerra della scienza, delle religioni, dello stato con la chiesa. E nel mentre il tutto avanza, la rotativa stampa e non si ferma, nel mentre i pesci cercano una via di fuga per ripararsi da chi cresce di più.
E nel mentre si rannicchiano in un angolo e temono anche le ombre del silenzio. Il silenzio infranto da una provocazione cui non sanno reagire, cui non è dato di reagire.



Mamma' son qui con le valigie sulla porta
con tutti i dubbi e tutti i miei casini
pero' mi sento forte e per la prima volta
io me ne frego degli orecchi dei vicini...




Strana la vita che si evolve un pò ribelle per rassegnazione, che innalza un pensiero senza poi crederci per davvero. La vita sì la vita perchè la gente si fa massa, si fa folla per acquistare forza, per urlare ad un concerto o per cantare l'inno della patria e poi odiare una squadra. E si fa colonna, mentre s'infila in una chiesa quando fuori qualcuno muore in terra dopo il freddo della notte. Quando fuori qualcuno rantola per strada e paga una per una scelta... diversa.



oh mamma non capisci come e' falsa la morale
la maschera di fango bagnata nell'argento
sono un diverso mamma
un
omosessuale

e questo tu lo prendi come un tradimento...



Strana la vita, quel vagito iniziale che a tutti appartiene, figli di una madre che ci culla tra le braccia o che ci abbandona per una via. Strade, strane sono le strade che tagliano come lame lucide sotto il sole, tagliano i campi ed il destino in due, in quattro, in cento, mille futuri possibili da scartare. I sogni, una matita, i colori. Siamo fatti con gli stessi sogni, prima di essere quelli che siamo, col bagaglio di felicità e sofferenze che determinano le scelte nei giorni, con una ragione di fondo che ci muove i passi. Fragilità e paure, noi che siamo soli con noi ed il coraggio di vivere, rispettando sè stessi e combattendo battaglie per quell'unica ragione che è l'amore... noi, in difesa del nostro io nel rispetto dell'altro



io vorrei
che tu sapessi perdonare
una volta
una volta
non buttare
sulle mie ferite il sale
come adesso
sulla porta che mi dici
vai per te io sono morta
sono morta
sono morta
e mi sbatti sulla faccia
questa porta...



Strana la vita che asfalta le strade e annienta chi oltrepassa la linea bianca. Quella della decenza, strana l'indecenza, strano il valore settato in un punto, irremovibile, per i più. Le categorie e l'appartenenza ad uno stile che punisce l'entusiasmo per la diversa intonazione di una stessa canzone.
Strana la vita con la bacchetta in mano e noi dietro una lavagna mentre i compagni ridono. Gente anonima che ride di niente. Strana perchè non lascia comprendere che l'essere più inumano è proprio colui che non sa mediare e si fa beffa.
Cosa è normale, più normale nell'essere diverso.
Cosa è eroico, più eroico, nell'ammettere di esserlo in un mondo che sorride all'inverso.



sono morta
sono morta
e mi sbatti sulla faccia
questa porta...











sull'aria di Sulla porta di Federico Salvatore

10 commenti:

hariseldom at: 1 marzo 2008 alle ore 02:45 ha detto...

Ho sempre pensato a come mi sarei comportato se avessi scoperto di avere un figlio omosessuale. Facile parlare degli altri poi quando si vivono sulla pelle le cose tutto è diverso. Non potevi tu, scrittrice che spazi spesso nei temi sociale non occuparti anche di questo. Sei una mente libera dai condizionamenti Keishia e affronti tutto di petto. Questa tua composizione urla dentro le porte di quella casa e di mille casa l'ipocrisia di chi non capisce che l'amore è il collante del mondo. Hai ragione siamo fatti degli stessi sogni. éenso che una persona sensibile come te contribuisce a fare in modo che questa nostra vita abbia la speranza dentro.Poeta senza bandiere che combatte per le proprie idee senza condizionamenti. "quando qualcuno rantola per strada..." dalla parte dei deboli, degli emarginati, dei diversi. Attenta a quello che il mondo racconta. Ecco Keishia il poeta, la donna, la rivoluzione.

Ulysses54 at: 2 marzo 2008 alle ore 13:26 ha detto...

Una dolcissima notte, Giuseppe.

orofiorentino at: 3 marzo 2008 alle ore 16:02 ha detto...

Uno scritto importante e ben condotto, io non sono affatto contro al fatto che un figlio possa essere diverso non è colpa di nessuno: è un figlio sia come sia!

Ciaoooo un caro abbraccio

avca at: 7 marzo 2008 alle ore 06:42 ha detto...

francy sei sublime e infinita...

strana storia la vita,strana quando "ci" spingono a sentirci diversi...ingiusta,crudele,bigotta,ipocrita questa esistenza quando si esce dai binari stabiliti(da chi?)

applaudo di cuore...

Un bacino

Borea at: 8 marzo 2008 alle ore 04:50 ha detto...

..il "diverso" e il "lontano" incute sempre paura e diffidenza unita alla resistenza...perchè si vive dentro schemi e ruoli che dicono come devono essere e stare le cose...una deviazione al modello standard di vita...nn è anomalo ma diverso...mi riferisco a tutte le diversità..religione, identità sessuale, sociale, culturale, ecc..ecc...perchè è sempre più facile respingere che accettare.Perchè? Perchè si dovrebbe rimettere in discussione il proprio mondo e il proprio "io"...ma è meglio farlo con l'altro che con se stessi...

francoluis at: 10 marzo 2008 alle ore 03:23 ha detto...

La vita e la vita,quello che ti ha scritto da leggere,non te lo dice prima,ne te lo spiega,ne tantomeno ti insegna come fare per poterla accettare,ma alla fine se cancelli tutto quello che ci circonda ci resta solo un parola che è l'inizio e la fine di ogni cosa,un aprola che non conosce sesso,tempo,età,occhi,colore,che nasce dallo stesso posto,unico per tutti e puoi anche non ascoltare,ma e sempre li pronto a parlare di te e per te,amore solo e semplicemente amore.

ti dedico questa è una delle solite scritte quando mi lascio avvicinare dal mare e lascio il mondo fuori dalla porta.

ciao una dolcissimo saluto perchè sai leggere con il cuore quello che la vita scrive nel libro della vita.

francoluis


DAMMI


Ci sono sere

che sono capaci di portarmi lontano

e quella tristezza che segna il mio viso

perchè un amico mi ha tradito o perchè un amore è finito,

diventi nuvola e che un vento senza nome

la porti lontano da me.


Ci sono sere

che non guardo alla finestra

e accarezzo l'aria con i pensieri

pensando a un bacio non dato ieri,

o a quella parola che mi è rimasta in gola

perchè non sapevo se era giusto o no

darle un suono.


Dammi

una parola,un sogno,un senso

lasciami nella mano un desiderio

che possa diventare mio,

dammi una carezza,un bacio,uno sguardo

lasciami sul cuore

il senso di quello che chiamano amore.


Ci sono sere

che abbraccerei uno che non conosco

tirandolo con me in un caffè

per chiedergli se ha un sogno da prestarmi

qualcosa che vada bene

per lui e per me.


Ci sono sere

scritte in una canzone

dove sento che domani ci sarà un altro sole

ma adesso nella nebbia

non trovo neanche le parole

da usare per farmi compagnia.


Dammi

un senso che sembri una carezza,

una parola che diventi un bacio,

un sogno che si chiami amore

lasciami sul cuore

quello che chiamano amore.


jalesh at: 10 marzo 2008 alle ore 17:50 ha detto...

Il/la "diverso"...ha un cuore ha un'anima pensa sa amare...che importa se la pensa diversamente di come gira il mondo. Basta accettare e rispettare e socializzare con queste persone e tutto diventa molto facile...normale. Bel post. Grazie per il commento sul blog LamenteEilcuore.

ilavi at: 11 marzo 2008 alle ore 07:47 ha detto...

Il tuo brano, Francy, affronta un aspetto molto delicato.


Un figlio o una figlia omosessuale.

Non è facile sentirsi dire "Sono omosessuale". E' inutile che facciamo proclami di libertà ad oltranza.


Siamo così impastati di perbenismo e di regole sociali che si riesce ad essere aperti solo quando si tratta degli altri ! La scoperta dell'omosessualità del proprio ragazzo/a è sempre un trauma, un'esperienza dolorosa anche per coloro che ritenevano di avere una mentalità aperta. Per un figlio/a si pensa sempre al meglio, ad una "vita normale". E poi la confessione.

Smarrimento, rabbia, pianti, sensi di colpa.

Ma basterebbe chiedersi "Meglio un figlio gay o un figlio morto?" Gay ma felice o infelice e tormentato??

La gente parlerà? Ma la gente parla e sparla sempre.

Pensiamo per un attimo non a noi. Pensiamo a questo/a ragazzo /a alla sua angoscia alla sua confusione, al suo dolore. pensiamo a nostro figlio

Nostro figlio, quello che fino ad ieri era il nostro orgoglio, era la nostra speranza. Fino a ieri prima che ci dicesse quella "brutta cosa"

Ma da ieri che cosa è cambiato in lui/lei?

Ha gli stessi occhi, la stessa faccia, la stessa tenerezza e quella ruga in mezzo alla fronte che ce lo ha fatto considerare sempre tanto maturo.

E' lo stesso ragazzo che di mattina ci prendeva per le braccia e ci faceva girare girare girare, tanta era la sua gioia di vivere.

Che cosa è cambiato? Una frase ce lo ha reso estraneo a tal punto da rifiutarlo, da gridargli in faccia che ci ha tradito??

E tutto quell'amore che gli raccontavamo? Dove è finito quell'amore per cui abbiamo speso notti a spiare il suo respiro??

E' difficile accettare ma è nostro figlio. L'omosessualità non è una malattia, non é una cosa che "cerchi o scegli tu" .

Accogliere tra le braccia un figlio dopo che ha confessato di essere gay, dopo un momento di smarrimento, naturale quasi fisiologico direi, è un atto d'amore , un ulteriore atto d'amore. E' come donargli di nuovo la vita. Con amore



Tina Turner canta in una sua canzone: "Il giorno dell'amore e della compassione stanno arrivando; tutto il resto sono castelli in aria".



Degna della tua sensibilità, Francesca, anche questa pagina di prosa


dora

Ulysses54 at: 14 marzo 2008 alle ore 02:27 ha detto...

Un componimento davvero bello e origina, che apprezzo moltisismo. Brava. Un cordiale saluto.

Borea at: 16 marzo 2008 alle ore 04:07 ha detto...

...sorrido...per le tue parole...senza tempo...

Posta un commento

 

Categories

Powered by Blogger.

Tentang Kami

Lettori fissi

Post più popolari

 

© 2010 keishia