La danza delle viole
Le viole oltre i vetri
fessuravano il vento, a capelli di fumo
in onde fragili, nere di tempesta
e a righe, l'umido silenzio
sotto le mani, dentro
legava le lingue rubate ai sensi
fessuravano il vento, a capelli di fumo
in onde fragili, nere di tempesta
e a righe, l'umido silenzio
sotto le mani, dentro
legava le lingue rubate ai sensi
S'ingravidava un lenzuolo
di tempo inespresso, fuori
imperverso a tagli ciechi, genuflesso
a picchiare di mani, sul battente
dove ancora il silenzio, dentro
incorniciava un bianco segreto
di tempo inespresso, fuori
imperverso a tagli ciechi, genuflesso
a picchiare di mani, sul battente
dove ancora il silenzio, dentro
incorniciava un bianco segreto
-dal pudore perso-
La pelle era seta, e scivolava
sul fianco a dita perse, sparse
nel timbro caldo della presa
che voleva e non lasciava, ciclica
a trattenere la morsa stanca
mai vinta, dal lento andare.
sul fianco a dita perse, sparse
nel timbro caldo della presa
che voleva e non lasciava, ciclica
a trattenere la morsa stanca
mai vinta, dal lento andare.
E le viole mancavano il ritmo
di un algoritmo passante, intersecato
sopra la volta scura del cielo
dietro la curva slacciata
raccolta in ombra, a braccia madide
sul fine danza, stremata in sorsi
di un algoritmo passante, intersecato
sopra la volta scura del cielo
dietro la curva slacciata
raccolta in ombra, a braccia madide
sul fine danza, stremata in sorsi
-e sete d'intima
impazienza-
22 novembre 2009
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