Annunziata: «Cominciamo dallo scandalo dei controlli dei candidati in Lazio (...). Lei teme brogli elettorali?».
Berlusconi: «Sì, assolutamente, perché rientrano nella professionalità e nella storia della sinistra (...)».
A: «Dopo cinque anni Presidente si ritrova a essere famoso nel mondo soprattutto per due cose: la sua grande amicizia con Bush ed essere il leader occidentale che rappresenta il più grande conflitto d'interessi della storia dei Paesi occidentali. Le conviene aver tenuto in piedi questo enorme conflitto d'interessi? ».
B: «(...) Credo che la partigianeria si veda dov'è: Rai3 è una macchina da guerra contro il presidente del Consiglio (...)Rai1 e Rai2 sono abbastanza equilibrate (...) Ma Rai1 ha mandato in onda Celentano che non ha fatto altro che ridicolizzarmi (...) c'è un conflitto di interessi in Italia che è gigantesco: è quello delle cooperative rosse che ottengono gli appalti dalle giunte rosse che fanno degli utili importanti e che non pagano le tasse, e che con questi utili sostengono i partiti rossi, e quando ci sono delle combine con organizzazioni criminali ed altre, hanno i magistrati rossi che insabbiano tutti i procedimenti contro di loro».
A: «(...) L'episodio più complicato in Rai è rimasto quello della cacciata di Santoro e di Biagi (...) Si è fatto la fama internazionale di mettere il bavaglio ai giornalisti. Le è convenuto?».
B: «La mia fama internazionale è molto diversa (...) Su Santoro e Biagi, non ho attaccato le persone, ma i loro comportamenti. Dissi allora, parlando in un gruppo ristretto di industriali in Romania (e questi giornalisti si infiltrarono in una conversazione privata) che avevano fatto un uso criminoso della televisione, in quanto nella televisione pubblica, nel periodo immediatamente precedente le elezioni, Biagi aveva fatto venire Benigni. Luttazzi e Santoro avevano fatto delle trasmissioni che avevano violato la verità (...) Non dicevo che se ne dovessero andare, dicevo che dovevano essere onesti nell'uso di un mezzo che è pagato da tutti (...) A Biagi è convenuto con il ricco contratto di molti miliardi di farsi mettere in pensione e a Santoro è convenuto perché ha avuto la ricompensa dalla sinistra di un posto(...)».
A: «Questo termine è offensivo, Presidente(...)».
B: «Lasci a Santoro di rispondere, non prenda lei le difese (...) Vorrei spiegare agli spettatori che devo fare un'intervista con una giornalista che ha dei forti pregiudizi e che è una espressione unica, organica alla sinistra. Vorrei che lei mi domandasse perché gli elettori devono votare per noi e non per la sinistra(...)».
A: «Presidente(...)».
B: «Lei è una violenta e mi sta cercando di non far dire le cose(...)».
A: «(...) Mi piacerebbe farle delle domande (...) Questa è un'intervista».
B: «Lei sta approfittando della mia educazione».
A: «Siamo tutti e due di buonissima educazione. Rimane il fatto che le domande qui in casa mia le faccio io(...)».
B: «Credevo che questa fosse la casa Rai degli italiani (...)».
A: «Quel piccolissimo pezzo che è mio (...) questa è una trasmissione fatta da me, avrà altri giornalisti». Segue scambio di battute su Confindustria.
B: «Lei mi fa la cortesia di lasciarmi rispondere, sennò mi alzo e me ne vado. Mi ha fatto una domanda, esigo che lei mi faccia rispondere».
A: «Che lei dica mi alzo e me ne vado è una cosa che lei non può dire».
B: «Allora io mi alzo e me ne vado, questo resterà come una macchia nella sua carriera professionale (...)».
A: «Presidente, ritiri il discorso mi alzo e me ne vado perché non è accettabile». B: «Me ne vado se lei non mi lascia rispondere».
A: «Non lo faccia».
B: «Lei non può dire a me quello che faccio(...)Questo dimostra perché lei è di sinistra. Lei pensa di decidere anche per gli altri, mentre io sono un liberale, decido solo per me stesso. Allora io volevo dirle perché l'Italia(...)Allora signora arrivederci, se non mi fa parlare la saluto, complimenti. Lei ha illustrato bene come si comporta una persona che ha pregiudizi».
A: «Presidente».
B: «Dovrebbe avere un po' di vergogna per come si è comportata».
A: «Lei non sa trattare con i giornalisti».
B: «Arrivederci(...) E poi dicono che la Rai è controllata da me».
Berlusconi: «Sì, assolutamente, perché rientrano nella professionalità e nella storia della sinistra (...)».
A: «Dopo cinque anni Presidente si ritrova a essere famoso nel mondo soprattutto per due cose: la sua grande amicizia con Bush ed essere il leader occidentale che rappresenta il più grande conflitto d'interessi della storia dei Paesi occidentali. Le conviene aver tenuto in piedi questo enorme conflitto d'interessi? ».
B: «(...) Credo che la partigianeria si veda dov'è: Rai3 è una macchina da guerra contro il presidente del Consiglio (...)Rai1 e Rai2 sono abbastanza equilibrate (...) Ma Rai1 ha mandato in onda Celentano che non ha fatto altro che ridicolizzarmi (...) c'è un conflitto di interessi in Italia che è gigantesco: è quello delle cooperative rosse che ottengono gli appalti dalle giunte rosse che fanno degli utili importanti e che non pagano le tasse, e che con questi utili sostengono i partiti rossi, e quando ci sono delle combine con organizzazioni criminali ed altre, hanno i magistrati rossi che insabbiano tutti i procedimenti contro di loro».
A: «(...) L'episodio più complicato in Rai è rimasto quello della cacciata di Santoro e di Biagi (...) Si è fatto la fama internazionale di mettere il bavaglio ai giornalisti. Le è convenuto?».
B: «La mia fama internazionale è molto diversa (...) Su Santoro e Biagi, non ho attaccato le persone, ma i loro comportamenti. Dissi allora, parlando in un gruppo ristretto di industriali in Romania (e questi giornalisti si infiltrarono in una conversazione privata) che avevano fatto un uso criminoso della televisione, in quanto nella televisione pubblica, nel periodo immediatamente precedente le elezioni, Biagi aveva fatto venire Benigni. Luttazzi e Santoro avevano fatto delle trasmissioni che avevano violato la verità (...) Non dicevo che se ne dovessero andare, dicevo che dovevano essere onesti nell'uso di un mezzo che è pagato da tutti (...) A Biagi è convenuto con il ricco contratto di molti miliardi di farsi mettere in pensione e a Santoro è convenuto perché ha avuto la ricompensa dalla sinistra di un posto(...)».
A: «Questo termine è offensivo, Presidente(...)».
B: «Lasci a Santoro di rispondere, non prenda lei le difese (...) Vorrei spiegare agli spettatori che devo fare un'intervista con una giornalista che ha dei forti pregiudizi e che è una espressione unica, organica alla sinistra. Vorrei che lei mi domandasse perché gli elettori devono votare per noi e non per la sinistra(...)».
A: «Presidente(...)».
B: «Lei è una violenta e mi sta cercando di non far dire le cose(...)».
A: «(...) Mi piacerebbe farle delle domande (...) Questa è un'intervista».
B: «Lei sta approfittando della mia educazione».
A: «Siamo tutti e due di buonissima educazione. Rimane il fatto che le domande qui in casa mia le faccio io(...)».
B: «Credevo che questa fosse la casa Rai degli italiani (...)».
A: «Quel piccolissimo pezzo che è mio (...) questa è una trasmissione fatta da me, avrà altri giornalisti». Segue scambio di battute su Confindustria.
B: «Lei mi fa la cortesia di lasciarmi rispondere, sennò mi alzo e me ne vado. Mi ha fatto una domanda, esigo che lei mi faccia rispondere».
A: «Che lei dica mi alzo e me ne vado è una cosa che lei non può dire».
B: «Allora io mi alzo e me ne vado, questo resterà come una macchia nella sua carriera professionale (...)».
A: «Presidente, ritiri il discorso mi alzo e me ne vado perché non è accettabile». B: «Me ne vado se lei non mi lascia rispondere».
A: «Non lo faccia».
B: «Lei non può dire a me quello che faccio(...)Questo dimostra perché lei è di sinistra. Lei pensa di decidere anche per gli altri, mentre io sono un liberale, decido solo per me stesso. Allora io volevo dirle perché l'Italia(...)Allora signora arrivederci, se non mi fa parlare la saluto, complimenti. Lei ha illustrato bene come si comporta una persona che ha pregiudizi».
A: «Presidente».
B: «Dovrebbe avere un po' di vergogna per come si è comportata».
A: «Lei non sa trattare con i giornalisti».
B: «Arrivederci(...) E poi dicono che la Rai è controllata da me».
in un luogo fuori casa dove fallisci il tentativo di accordare le domande, dove l'incalzo prende un ritmo veloce e il binario ti convoglia in un discorso che nulla ha a che vedere con la tua scaletta mentale, dove chi ti sta in fronte non è così ben disposto ad accoglierti calorosamente
forse è meglio scappare
forse la ragazza è un pò troppo scaltra, la situazione è stretta, non è la figura decorata e sorridente solita con cui si compare
eh già, lasciamo il trono
ma qui
la defilippi non c'è
e il pubblico sono tutti i cittadini
basita
-a prescindere dal mio orientamento politico che un orientamento non è-
forse è meglio scappare
forse la ragazza è un pò troppo scaltra, la situazione è stretta, non è la figura decorata e sorridente solita con cui si compare
eh già, lasciamo il trono
ma qui
la defilippi non c'è
e il pubblico sono tutti i cittadini
basita
-a prescindere dal mio orientamento politico che un orientamento non è-
1 commenti:
brava Keishia, brava, non è questione di orientamento ma di arroganza. Quest'uomo rischia di tornare al potere e imbavagliare ogni libertà in questo paese. Sei grande Keishia
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