La critica.
Qual'è il valore di una critica non costruttiva?
L'unità di misura dei cervelli.
Sarà che io cammino con le mani in tasca, guardando il cielo, col vento tra i capelli. Sarà che litigo con le stelle e poi guardo le mie mani. Sarà che lo specchio non rende mai giustizia e porto il peso dei miei mille difetti nello zaino pesante dei giorni. Quello che lascio cadere dalle spalle per correre... correre per le valli verdi delle mie speranze, con le piccole margherite che contornano i miei colori.
"Lascia che sia la sera..." canta Gianna Nannini... e la sera mi pastella gli occhi di miracoli, con gli occhi dietro ai capelli, sull'angolo dei tetti, una penna e il mio mondo controvento.
Dove passa il treno, sì, già l'ho scritto.
Cosa conta il parere di un altro? Un consiglio lo afferro al volo, ma la mia idea resta... per costruire un pensiero serve il pluralismo. Il dibattito, lo scontro. E forse un nuovo ideale, che si forgia dietro le scintille, nell'attrito.
La terra è nata da un'esplosione.
E la mia idea vale quanto quella di un altro, ma mai prenderà la sua stessa forma...
C'era un detto, una favola, un aforisma... non ricordo bene.
Protagonisti: un asino, un bimbo, un vecchio.
Dovevano scendere a valle, lungo una montagna, per tornare a casa. Il vecchio sull'asino e il bimbo a piedi, con le mani sulle corde. La gente del primo paese, lungo la via, osservando pensò ad alta voce: "Povero ragazzo, con che cuore quel vecchio lo lascia a piedi standosene comodamente seduto?"
I due si guardarono, confusi... e si diedero il cambio. Un certo imbarazzo, negli occhi dell'anziano signore e un forte senso di colpa verso il giovane.
Al paese dopo, la gente pensò... "ma come... un ragazzo sull'asino e un povero vecchio a strascicare i passi??? ma dov'è finito il rispetto per gli anziani, l'educazione?"
Il ragazzino scese.
Spesso il giudizio porta ad una riflessione. Ti senti in colpa con la coscienza pulita e non sai come scusarti, dal momento che non hai nemmeno un apparente motivo per farlo.
Ora erano entrambi a piedi, con le corde nelle mani, a guardare le punte delle loro scarpe.
Un'ora dopo, quasi a valle, un bar popolato sulla strada di passaggio.
Gente col bicchiere in mano, nonne, mamme e bambini, ragazzi con gli occhiali da sole a ridere sui muretti.
Quando passa qualcuno, hanno quella strana abitudine, di osservare in silenzio e poi parlare sottovoce, le comari.
Si udi benissimo invece.
"Ma che stupidi quei due, hanno un asino e non lo sfruttano".
Per citare un grande e volendo completare la rima, dico Dante:
"non ti curar di loro, ma guarda e passa"
Ergo la nostra idea... vale mille voci, mantienila sempre...
Besos y suerte ;)
Francy